Feltri commenta le manifestazioni violente sul caso Ramy
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“Un pretesto, se l’è andata a cercare”: Feltri tuona sul caso Ramy e il “Far West” contro lo Stato

Vittorio Feltri

Il caso Ramy, le manifestazioni in sostegno del defunto ragazzo ma anche la violenza incomprensibile “contro lo Stato”: il Feltri pensiero.

Sono state diverse nelle ultime ore le manifestazioni a seguito del caso Ramy, il 19enne di Corvetto morto durante un inseguimento dei carabinieri. Purtroppo, però, durante questi momenti, si sono verificate scene di odio e violenza contro le forze dell’ordine. Un fatto che ha portato Vittorio Feltri a dire la sua per Il Giornale.

Vittorio Feltri
Vittorio Feltri

Feltri, il caso Ramy un pretesto: le parole

Come spesso accade nel corso dei suoi editoriali per Il Giornale, Vittorio Feltri ha sfruttato il pensiero di un lettore sul caso Ramy e gli episodi di violenza alle manifestazioni avvenute in tutta Italia sulla vicenda, per dire la sua.

“La morte di Ramy non è che un pretesto per scaricare odio, rabbia e aggressività contro le nostre forze di polizia, quindi contro lo Stato“, ha esordito fin da subito il giornalista. “[…] Questa gente scende in piazza per Ramy, come se Ramy fosse stato ucciso dallo Stato, trascurando le circostanze in cui è avvenuta la morte del ragazzo”, ha proseguito Feltri.

“Nessuno li ha investiti, tamponati, messi sotto, come si usa dire. Il tentativo di individuare un colpevole nei carabinieri, che stavano compiendo il loro dovere, è un’operazione indecente e indegna […]”.

Feltri ha anche aggiunto: “Che il motivo addotto per mettere a ferro e fuoco le città, ossia la morte di Ramy, sia assolutamente pretestuoso lo si evince dal fatto che a Bologna, in nome di questo giovane di cui, per carità, mi dispiace ma che se l’è andata a cercare, è stata assaltata la sinagoga […]”.

L’affondo sugli extracomunitari

Il commento del giornalista si è poi fatto ancora più ampio. Secondo Feltri “c’è un problema che non possiamo più negare, essendo sotto gli occhi di tutti: una buona percentuale degli extracomunitari che abbiamo accolto, aprendo loro le braccia, ci disprezza, non ha alcuna intenzione di integrarsi e di adeguarsi al nostro stile di vita e alle nostre leggi, tanto da ribellarsi con ferocia alla polizia che vigila sul rispetto della legalità, e pretende che siamo noi a rinunciare alle nostre regole, come quella che impone di fermarsi ai posti di blocco o quella che impone ai carabinieri di inseguire chi non lo fa”.

Per il giornalista è questo il momento di agire: “[…] O vivere o soccombere. O lo Stato di diritto o il Far West. O la legge o la violenza. Lo Stato non tema di adottare il pugno duro. Non si giustifichi. Non retroceda […]”.

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ultimo aggiornamento: 13 Gennaio 2025 10:45

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